#21 Il martello nella musica
Il martello può essere presente nella musica in modi differenti. Possiamo trovarlo all’interno dei testi di una canzone, possiamo ascoltarlo utilizzato come strumento esso stesso per produrre dei suoni all’interno di un brano, oppure possiamo trovarlo addirittura come costituente di strumenti più complessi e antichi, come il pianoforte, che nascono attorno all’idea di corde percosse grazie all’uso di martelletti.
Il martello nei testi, il martello come simbolo
Per questa prima categoria vorrei citare un intero album, un intero concept che oltre a far comparire più volte il martello nella sua simbologia unisce la cosa ed il luogo protagonisti di questo blog. Si tratta di “The Wall”, concept iconico di una band ancora più iconica, i Pink Floyd.
La canzone in cui compare il martello è “Waiting for the worms”, una canzone di protesta, a sfondo politico, che parla di violenza, di prepotenza, di fascismo, di nazismo. Una canzone che parla di tutti coloro che in nome di una ideologia totalitaria cercano di prevaricare sull’altro, di calpestarlo, di distruggerlo.
Troviamo immagini ancor più evocative se andiamo a guardare le riprese che compaiono nel film che accompagna l’album, dove la presenza del martello è decisamente evidente. In coda al brano difatti, abbiamo “ The marching hammers”, in cui vediamo dei martelli che, al grido di “Hammer!” ossia “martella!”, marciano prepotenti, incolonnati militarmente.
Parlando di artisti iconici ci spostiamo in Italia. Anche Fabrizio De Andrè ha scritto un brano in cui compare tra i vari utensili protagonisti il martello. La canzone è “Maria nella bottega del falegname”, dall’album “La buona novella”. Nel brano vi è Maria, la madre di Gesù, che si rivolge al falegname che sta realizzando la croce su cui verrà crocifisso il figlio. Il testo della canzone è posto nella forma di un dialogo. Faber pone l’attenzione sui gesti dell’artigiano e sugli utensili che vengono impiegati, ne vengono riprodotti i suoni e si crea una atmosfera suggestiva, ricca di immagini.
Ecco il testo:
"Falegname col martello
Perché fai den den?
Con la pialla su quel legno
Perché fai fren fren?
Costruisci le stampelle
Per chi in guerra andò?
Dalla Nubia sulle mani
A casa ritornò?"
"Mio martello non colpisce
Pialla mia non taglia
Per foggiare gambe nuove
A chi le offrì in battaglia
Ma tre croci, due per chi
Disertò per rubare
La più grande per chi guerra
Insegnò a disertare"
"Alle tempie addormentate
Di questa città
Pulsa il cuore di un martello
Quando smetterà?
Falegname, su quel legno
Quanti corpi ormai
Quanto ancora con la pialla
Lo assottiglierai?"
"Alle piaghe, alle ferite
Che sul legno fai
Falegname su quei tagli
Manca il sangue, ormai
Perché spieghino da soli
Con le loro voci
Quali volti sbiancheranno
Sopra le tue croci"
"Questi ceppi che han portato
Perché il mio sudore
Li trasformi nell'immagine
Di tre dolori
Vedran lacrime di Dimaco
E di Tito al ciglio
Il più grande che tu guardi
Abbraccerà tuo figlio"
"Dalla strada alla montagna
Sale il tuo den den
Ogni valle di Giordania
Impara il tuo fren fren
Qualche gruppo di dolore
Muove il passo inquieto
Altri aspettan di far bere
A quelle seti aceto"
Il martello compare anche nei testi di canzoni pop leggere della musica italiana, ad esempio nel brano cantato da Rita Pavone “Datemi un martello” (1964). In realtà la canzone è una traduzione italiana del brano “If I had a hammer” di Pete Seeger. Negli anni sessanti, difatti, era una usanza piuttosto comune quella di cantare canzoni inglesi o americane tradotte in italiano ( alcune sono parecchio famose, come “Space Oddity” di Bowie che viene cantata in italiano da Bowie stesso, su un opinabile testo di Mogol).
Ecco il testo:
Datemi un martello
Che cosa ne vuoi fare?
Lo voglio dare in testa
A chi non mi va
A quella smorfiosa
Con gli occhi dipinti
Che tutti quanti fan ballar
Lasciandomi a guardar
Che rabbia mi fa
Che rabbia mi fa
E datemi un martello
Che cosa ne vuoi fare?
Lo voglio dare in testa
A chi non mi va
A tutte quelle coppie
Che stano appiccicate
Che vogliono le luci spente
E le canzoni lente
Che noia mi dà, che noia mi dà
E datemi un martello
Che cosa ne vuoi fare?
Per rompere il telefono
Lo adopererò
Fra pochi minuti
Mi chiamerà la mamma
Il babbo ormai sta per tornare
A casa devo andare
Che voglia ne ho, che voglia ne ho
Ska!
Un colpo sulla testa
A chi non è dei nostri
Così la nostra festa
Più bella sarà
Saremo noi soli
Saremo tutti amici
Faremo insieme i nostri balli
Il surf e l'hully gully
Che forza sarà, che forza sarà
E datemi un martello
Il martello come strumento
Ci sono numerosi brani in cui il martello viene utilizzato come fosse un vero e proprio strumento musicale.
Cambiando totalmente genere rispetto ai brani precedenti, ci rivolgiamo ora al mondo dell’opera, della lirica e della musica classica.
Il suono del martello viene utilizzato in questa modalità ad esempio nell’opera “Il trovatore” di Giuseppe Verdi. All’inizio del secondo atto, in “Stride la vampa”, possiamo udire martelli che vengono ritmicamente percossi su delle incudini.
Locandina e scena dall'atto secondo
I martelletti che danno vita al pianoforte |
Il martello nei testi, il martello come simbolo
Per questa prima categoria vorrei citare un intero album, un intero concept che oltre a far comparire più volte il martello nella sua simbologia unisce la cosa ed il luogo protagonisti di questo blog. Si tratta di “The Wall”, concept iconico di una band ancora più iconica, i Pink Floyd.
La canzone in cui compare il martello è “Waiting for the worms”, una canzone di protesta, a sfondo politico, che parla di violenza, di prepotenza, di fascismo, di nazismo. Una canzone che parla di tutti coloro che in nome di una ideologia totalitaria cercano di prevaricare sull’altro, di calpestarlo, di distruggerlo.
Troviamo immagini ancor più evocative se andiamo a guardare le riprese che compaiono nel film che accompagna l’album, dove la presenza del martello è decisamente evidente. In coda al brano difatti, abbiamo “ The marching hammers”, in cui vediamo dei martelli che, al grido di “Hammer!” ossia “martella!”, marciano prepotenti, incolonnati militarmente.
Parlando di artisti iconici ci spostiamo in Italia. Anche Fabrizio De Andrè ha scritto un brano in cui compare tra i vari utensili protagonisti il martello. La canzone è “Maria nella bottega del falegname”, dall’album “La buona novella”. Nel brano vi è Maria, la madre di Gesù, che si rivolge al falegname che sta realizzando la croce su cui verrà crocifisso il figlio. Il testo della canzone è posto nella forma di un dialogo. Faber pone l’attenzione sui gesti dell’artigiano e sugli utensili che vengono impiegati, ne vengono riprodotti i suoni e si crea una atmosfera suggestiva, ricca di immagini.
Ecco il testo:
"Falegname col martello
Perché fai den den?
Con la pialla su quel legno
Perché fai fren fren?
Costruisci le stampelle
Per chi in guerra andò?
Dalla Nubia sulle mani
A casa ritornò?"
"Mio martello non colpisce
Pialla mia non taglia
Per foggiare gambe nuove
A chi le offrì in battaglia
Ma tre croci, due per chi
Disertò per rubare
La più grande per chi guerra
Insegnò a disertare"
"Alle tempie addormentate
Di questa città
Pulsa il cuore di un martello
Quando smetterà?
Falegname, su quel legno
Quanti corpi ormai
Quanto ancora con la pialla
Lo assottiglierai?"
"Alle piaghe, alle ferite
Che sul legno fai
Falegname su quei tagli
Manca il sangue, ormai
Perché spieghino da soli
Con le loro voci
Quali volti sbiancheranno
Sopra le tue croci"
"Questi ceppi che han portato
Perché il mio sudore
Li trasformi nell'immagine
Di tre dolori
Vedran lacrime di Dimaco
E di Tito al ciglio
Il più grande che tu guardi
Abbraccerà tuo figlio"
"Dalla strada alla montagna
Sale il tuo den den
Ogni valle di Giordania
Impara il tuo fren fren
Qualche gruppo di dolore
Muove il passo inquieto
Altri aspettan di far bere
A quelle seti aceto"
Il martello compare anche nei testi di canzoni pop leggere della musica italiana, ad esempio nel brano cantato da Rita Pavone “Datemi un martello” (1964). In realtà la canzone è una traduzione italiana del brano “If I had a hammer” di Pete Seeger. Negli anni sessanti, difatti, era una usanza piuttosto comune quella di cantare canzoni inglesi o americane tradotte in italiano ( alcune sono parecchio famose, come “Space Oddity” di Bowie che viene cantata in italiano da Bowie stesso, su un opinabile testo di Mogol).
Ecco il testo:
Datemi un martello
Che cosa ne vuoi fare?
Lo voglio dare in testa
A chi non mi va
A quella smorfiosa
Con gli occhi dipinti
Che tutti quanti fan ballar
Lasciandomi a guardar
Che rabbia mi fa
Che rabbia mi fa
E datemi un martello
Che cosa ne vuoi fare?
Lo voglio dare in testa
A chi non mi va
A tutte quelle coppie
Che stano appiccicate
Che vogliono le luci spente
E le canzoni lente
Che noia mi dà, che noia mi dà
E datemi un martello
Che cosa ne vuoi fare?
Per rompere il telefono
Lo adopererò
Fra pochi minuti
Mi chiamerà la mamma
Il babbo ormai sta per tornare
A casa devo andare
Che voglia ne ho, che voglia ne ho
Ska!
Un colpo sulla testa
A chi non è dei nostri
Così la nostra festa
Più bella sarà
Saremo noi soli
Saremo tutti amici
Faremo insieme i nostri balli
Il surf e l'hully gully
Che forza sarà, che forza sarà
E datemi un martello
Il martello come strumento
Ci sono numerosi brani in cui il martello viene utilizzato come fosse un vero e proprio strumento musicale.
Cambiando totalmente genere rispetto ai brani precedenti, ci rivolgiamo ora al mondo dell’opera, della lirica e della musica classica.
Il suono del martello viene utilizzato in questa modalità ad esempio nell’opera “Il trovatore” di Giuseppe Verdi. All’inizio del secondo atto, in “Stride la vampa”, possiamo udire martelli che vengono ritmicamente percossi su delle incudini.
Locandina e scena dall'atto secondo
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